Pasolini a Goreme (Cappadocia) 1969
Cara Maria,
Io oggi ho colto un attimo del tuo fulgore, e tu avresti voluto darmelo tutto. Ma non è possibile. Ogni giorno un barbaglio, e alla fine si avrà l´intera, intatta luminosità. C´è poi anche il fatto che io parlo poco, oppure mi esprimo in termini un po´ incomprensibili. Ma a questo ci vuol poco a mettere rimedio: sono un po´ in trance, ho una visione o meglio delle visioni, le “Visioni della Medea”: in queste condizioni di emergenza, devi avere un po´ di pazienza con me, e cavarmi un po´ le parole con la forza. Ti abbraccio.
Foto di Mario Tursi
Foto di Mimmo Cattarinich
“Ma quando crescerai, mio dolce P.P.P.? Non è il momento di diventare un po’ maturo? Ti ho sempre detto la verità, Pier Paolo, invece di coccolarti. Io sono qui ad aspettarti. Peccato che non verrai. Sono qui, Pier Paolo, teneramente. Scrivimi“.
Maria era innamorata di Pier Paolo Pasolini. Ci sono alcune lettere, inedite, che la cantante dedicava a un uomo che non avrebbe mai posseduto.
La passione di Pier Paolo, in quegli anni, aveva un nome: Ninetto Davoli.
Pasolini era disperato perché Ninetto Davoli lo stava lasciando per una ragazza. Nell’agosto ’71 aveva scritto a Paolo Volponi: “Sono quasi pazzo di dolore. Ninetto è finito. Dopo quasi nove anni Ninetto non c’è più. Ho perso il senso della vita. Penso soltanto a morire o cose simili. Tutto mi è crollato intorno: Ninetto con la sua ragazza disposto a tutto, anche a tornare a fare il falegname (senza battere ciglio) pur di stare con lei; ed io incapace di accettare questa orrenda realtà, che non solo mi rovina il presente, ma getta una luce di dolore anche in tutti questi anni che io ho creduto di gioia”.
“Pier Paolo, tu dipendevi troppo da Ninetto. Non era giusto. Ninetto ha il diritto di vivere la sua vita. Lascialo fare. Cerca di essere forte. Devi farlo. Mi sarebbe tanto piaciuto che tu sentissi il bisogno di venire da me…“.
Foto di Mario Tursi
Foto di Mimmo Cattarinich
Foto di Mario Tursi
“E tu, atterrita dal sospetto di non essere più,
sai anche questo
e ti arrangi a farti da madre.
Concedi alla bambina di essere regina
di aprire e chiudere le finestre come in un rito
rispettato da ospiti, servitù, spettatori lontani.
Eppure lei, lei, la bambina,
basta che per un solo istante sia trascurata,
si sente perduta per sempre”.
[La Presenza, P.P.Pasolini, 1969]